“Belisario ha salvato l’Impero dalla rovina e lo ha reso più grande di quanto mai fosse stato prima.”
– Giovanni Malala.
Introduzione
Nel VI secolo d.C., l’Impero Romano d’Oriente viveva un’epoca di grande incertezza. In un contesto tanto turbolento, emergeva la figura del generale Flavius Belisarius, il quale nutriva un ardente desiderio: restituire Roma al suo antico splendore. Belisario incarnava l’ideale della Renovatio Imperii, la rinascita dell’Impero Romano. In un’epoca segnata dall’oscurità dell’incertezza, brillava la sua figura.
Nato in condizioni umili, Belisario si distinse fin da giovane per il suo coraggio e la sua spiccata abilità militare. Le sue gesta, che lo portarono in Africa, in Italia e in Oriente, ne fecero un eroe agli occhi del popolo romano. Riportando vaste porzioni dell’antico Impero sotto il controllo di Costantinopoli, Belisario sarebbe stato protagonista di una straordinaria impresa politica e militare.
Eppure, Belisario non era soltanto un eccezionale condottiero, bensì anche un uomo di grande intelligenza, cultura ed ambizione. I suoi sogni andavano ben oltre il successo delle operazioni sul campo di battaglia: Belisario aspirava a restituire unità e grandezza a Roma e alla sua civiltà.
Tuttavia, il suo cammino verso la grandezza doveva inevitabilmente attraversare ostacoli. Rivalità politiche e intrighi di corte lo condussero più volte sull’orlo della rovina. In questo articolo, ci immergeremo nella vita di Flavius Belisarius, l’uomo che si avvicinò al sogno di riportare Roma al suo antico splendore.
Le prime campagne militari
Flavio Belisario nacque nel 505 d.C. in Tracia. Nonostante le sue umili origini, il giovane Belisario ebbe la fortuna di ricevere un’ottima educazione, studiando filosofia, il greco e il latino. Questa formazione completa lo distinse fin da giovane, aiutandolo nell’approfondire le sue conoscenze sulla strategia militare e dandogli la possibilità di sviluppare doti da diplomatico.
Il suo ingresso nell’esercito segnò l’inizio di una carriera che avrebbe lasciato un’impronta indelebile nella storia. Già dalla sua prima campagna militare contro i Persiani nel 527, Belisario dimostrò di possedere abilità e coraggio senza pari sul campo di battaglia. Le sue azioni valorose gli valsero riconoscimenti da parte dei suoi superiori, ottenendo il grado di Comandante della fortezza di Dara.
Nel 532, l’ascesa al trono costantinopolitano dell’imperatore Giustiniano I segnò l’inizio di una nuova era. Determinato a restaurare l’unità dello Stato Romano, Giustiniano trovò in Flavio Belisario l’uomo perfetto per realizzare i suoi piani di conquista. La combinazione di abilità militare e lealtà verso l’imperatore fecero di Belisario la scelta perfetta per guidare le operazioni volte a riaffermare il dominio romano.
Il generale di Giustiniano
Belisario fu designato da Giustiniano come suo generale per diverse ragioni. Il suo valore e le sue competenze si erano distinte in modo evidente durante le campagne contro i Bulgari nella regione della Tracia, dove aveva difeso con successo i confini imperiali. Tale evento lo portò a essere nominato “Magister militum per Orientem”, assumendo quindi la responsabilità di porre fine alla guerra contro i Persiani, un compito di cruciale importanza per la sicurezza e la stabilità della Pars Orientalis.
Nonostante si trovasse in una posizione di svantaggio numerico, Belisario riuscì a conseguire una vittoria di notevole rilievo, seppur non decisiva, contro i Persiani nel 530. Questo successo, sebbene parziale, testimonia la sua abilità tattica e la sua determinazione incrollabile anche di fronte alle avversità più grandi.
Il suo contributo alla stabilità dell’Impero non si limitò alle vittorie militari. Nel 532, giocò un ruolo cruciale nella soppressione della rivolta di Nika a Costantinopoli, una ribellione popolare che minacciava di destabilizzare il governo di Giustiniano I. Affrontando i ribelli all’interno dell’ippodromo di Costantinopoli, Belisario riuscì a sedare la rivolta e a ripristinare l’autorità dell’imperatore, non senza rendersi protagonista di un bagno di sangue.
La formazione che aveva iniziato fin dalla giovane età gli permise di acquisire una profonda conoscenza della storia romana e delle tecniche militari più raffinate. Tale bagaglio culturale, le sue abilità diplomatiche e la sua lealtà verso l’Imperatore lo resero la scelta naturale per guidare la riconquista del Nord Africa controllato dal Regnum Vandalorum.
La campagna contro i Vandali
Nel 533 d.C., Giustiniano I affidò a Belisario una missione cruciale: condurre una spedizione militare in Africa con l’obiettivo di spazzare via il Regno dei Vandali. Questo popolo germanico, che aveva conquistato l’Africa settentrionale nel 439 d.C., rappresentava una costante minaccia per l’Impero Romano d’Oriente, limitando la sua autorità sulle rotte commerciali e su tutto lo specchio del Mar Mediterraneo.
Belisario sbarcò sulle coste africane alla testa di un esercito di circa 15.000 uomini, determinato a ristabilire il controllo romano sulla regione. La campagna si dimostrò rapida e vittoriosa, culminando nella decisiva battaglia di Ad Decimum, avvenuta il 13 settembre del 533 d.C. In questa battaglia campale, Belisario guidò personalmente le sue truppe contro l’esercito vandalo, comandato dal re Gelimero. Sfruttando abilmente la cavalleria, Belisario ottenne una netta vittoria, costringendo i Vandali alla fuga.
Successivamente, Belisario inseguì Gelimero attraverso il territorio africano, affrontandolo in un’altra battaglia cruciale a Tricamarum. La determinazione e l’abilità tattica di Belisario spinsero Gelimero alla resa nel marzo del 534, segnando così la fine del Regno vandalo e la riannessione della regione all’Impero.
Il ritorno di Belisario a Costantinopoli fu accolto da grandi celebrazioni. Giustiniano organizzò tributi e festeggiamenti nell’ippodromo della città, onorando così il valore e il successo del suo generale. Questa vittoria rafforzò notevolmente la posizione di Giustiniano come Imperatore, confermando la sua leadership e suscitando un rinnovato entusiasmo per l’idea della Renovatio Imperii. Sebbene tale concetto non fosse ancora formalmente definito, il successo di Belisario rafforzò l’immagine di Giustiniano come un sovrano in grado di riportare l’Impero alla sua antica grandezza.
La campagna contro gli Ostrogoti
Dopo la straordinaria vittoria contro i Vandali, Giustiniano affidò a Belisario un’altra impresa ambiziosa: sconfiggere gli Ostrogoti in Italia. Questo popolo germanico si era stabilito nella penisola italica nel 493 d.C. e rappresentava una minaccia diretta per l’Impero Romano d’Oriente. Belisario sbarcò in Sicilia nel 535 e incontrò poca resistenza, permettendo così l’occupazione dell’isola senza grandi sforzi.
Successivamente, egli si diresse verso il meridione italiano, avviandosi verso nord. Nel frattempo, il generale Mundus guidava un’altra spedizione, penetrando nel Regno Ostrogoto dalla Dalmazia e raggiungendo la città di Salona. La campagna contro i Goti si rivelò molto più impegnativa rispetto a quella contro i Vandali.
Nonostante le sfide, Belisario ottenne una serie di importanti vittorie. A Napoli, nel 536, riuscì a conquistare la città dopo un assedio di tre settimane. Successivamente, marciò verso Roma, la città eterna, la cui occupazione fu resa più semplice dai contemporanei disordini in seno all’alto comando avversario. Fra questi, ha particolare rilievo l’uccisione del re Teodato e l’elezione di Vitige come suo successore alla guida del popolo germanico.
Costui, deciso a riprendere Roma, si presentò di fronte alla città con un esercito formidabile, determinato a superare le mura e riconquistare il territorio perduto. Tuttavia, Belisario e le sue truppe si opposero con fermezza, resistendo all’assedio ostrogoto per più di un anno.
Nel marzo del 538, Vitige fu costretto a levare l’assedio per difendere Ravenna dalle truppe romane situate sulla costa adriatica. In questo momento cruciale, Belisario dovette lasciare Roma per congiungersi con un nuovo esercito inviato da Giustiniano, guidato da Narsete. Tuttavia, il disaccordo tra i due generali rallentò la campagna, impedendo un’azione coordinata contro i Goti.
Nonostante le pressioni dei Persiani sul fronte mesopotamico e le richieste di compromesso di Giustiniano, Belisario era convinto di poter portare a termine con successo la campagna in Italia. Questo atteggiamento portò a un primo grande disaccordo tra l’Imperatore e il suo generale. Di fronte a questa situazione, i Goti proposero a Belisario di cambiare lato e diventare loro re. Belisario fece finta di accettare questa proposta, solo per guadagnare accesso alla città di Ravenna. Una volta all’interno delle mura, Belisario rivendicò la città in nome dell’imperatore nel maggio del 540, dimostrando ancora una volta la sua lealtà e la sua astuzia.
Poco dopo questa vittoria, Belisario fu richiamato a Costantinopoli, portando con sé il re Vitige e il tesoro ottenuto. Tuttavia, non fu accolto con lo sfarzo e la gloria che avrebbe potuto aspettarsi, a causa delle tensioni tra lui e l’Imperatore. Questi eventi segnarono un altro momento cruciale nella vita di Belisario, che fu presto spedito a combattere i Persiani in Mesopotamia.
La caduta in disgrazia
Dopo i trionfi in Africa e in Italia, la sfortuna cominciò ad accompagnare Belisario, non per sua colpa, ma a causa dell’invidia e delle trame di corte che lo vedevano come una minaccia per il potere dell’Imperatore. Così, fu costretto a partecipare a spedizioni difficili e rischiose, spesso privato dei mezzi necessari per portarle a termine con successo.
Trascorse due lunghi anni sul fronte orientale, combattendo contro i Persiani con limitate risorse a disposizione. Nonostante le difficoltà, riuscì a liberare il territorio dell’Impero dai Persiani, dimostrando ancora una volta la sua abilità militare e la sua lealtà verso l’imperatore. Tuttavia, anziché essere ricompensato, fu privato del comando sotto false accuse di cospirazione contro Giustiniano, un’accusa orchestrata dall’invidia e dalla gelosia che circondava la sua figura.
Nel 544, dopo essere stato reintegrato nel comando, Belisario fu nuovamente inviato in Italia, dove il re Totila aveva rioccupato quasi tutta la penisola italica. Questa volta la situazione era molto più difficile: la popolazione, esausta dalle guerre e oppressa dalle tasse, non vedeva di buon occhio i romani d’oriente e appoggiava Totila come eroe nazionale. Belisario si trovò a combattere con un contingente ridotto e senza le risorse necessarie.
Nonostante i suoi sforzi nel tentare di arruolare uomini a proprie spese e le richieste di rinforzi inviate a Giustiniano, Belisario si trovò bloccato in una logorante campagna che si protrasse per quattro anni senza ottenere risultati decisivi. Questa volta, nonostante i suoi passati successi, fu esonerato dal comando e richiamato a Costantinopoli. Correva l’anno 548.
Il resto della sua vita lo trascorse nella capitale, circondato dalle ricchezze accumulate durante le sue campagne militari. Tuttavia, la sua vita non fu priva di difficoltà. Ancora una volta fu oggetto di false accuse e cadde in disgrazia, questa volta accusato di essere coinvolto in una congiura contro Giustiniano. Dopo un breve periodo di arresto, fu rilasciato e reintegrato negli onori e negli averi, ma l’ombra del sospetto continuò a gravare sulla sua reputazione.
Belisario morì tre anni dopo, nel marzo del 565, lasciando dietro di sé un’eredità di coraggio, lealtà e abilità militare che ne fecero una delle figure più leggendarie della Storia di Roma.
L’eredità di Belisario:
Belisario è universalmente riconosciuto come uno dei più grandi condottieri della storia. Le sue campagne militari, condotte con una combinazione di intelligenza tattica e carisma senza pari, lo hanno reso uno dei più illustri generali del mondo antico. Attraverso le sue vittorie contro i Vandali, gli Ostrogoti e i Persiani, Belisario ha ridefinito i confini del Mediterraneo e restituito all’Impero Romano d’Oriente la gloria perduta, rafforzando il suo dominio su vasti territori.
Tuttavia, la sua importanza va ben oltre le sue imprese militari. Belisario è stato uno dei protagonisti nella genesi della Renovatio Imperii, l’ideale centrale del progetto di Giustiniano volto al restauro della grandezza di Roma. La sua figura ha per lungo tempo simboleggiato l’unione tra le virtù militari e la raffinatezza culturale che definivano l’apice della civiltà romana d’Oriente.
Nonostante la sua fama immortale, Belisario non sfuggì alle controversie e alle accuse di tradimento e corruzione che oscurarono la sua reputazione e lo condussero alla disgrazia presso la corte. Questi eventi, sebbene non abbiano offuscato il suo leggendario status di eroe militare, aggiungono un elemento di complessità alla sua figura e mettono in luce le intricanti dinamiche di potere e le rivalità politiche dell’epoca.
Filippo Attisani: Filippo Attisani, nato nel 2003 a Roma, è attualmente impegnato nel conseguimento della laurea in Economics and Business presso la Luiss Guido Carli di Roma. La sua passione per la storia si riflette nell’adesione a Renovatio Imperii e nella contestuale stesura di un romanzo storico.