L’imperatore Adriano diede una svolta alla “politica estera” dell’impero romano, abbandonando le mire espansionistiche del suo predecessore Traiano e concentrandosi sulla difesa dei confini e la riorganizzazione interna delle province. La prova più evidente di ciò è il Vallo di Adriano, che fissava in modo definitivo il confine fra la provincia di Britannia e la Caledonia (Scozia), che si rinunciò a sottomettere. Esso fu costruito dai legionari fra il 122 e il 130 d.C. e correva per ben 80 miglia romane (circa 120 Km) da costa a costa, da Bowness on Solway a Wallsend, sobborgo di Newcastle che significa appunto “fine del muro”. Nella stazione della metropolitana di Wallsend questo passato romano è ancora ricordato dalla segnaletica bilingue, in inglese e in latino.
La tratta del vallo è oggi interamente percorribile a piedi tramite l’Hadrian’s Wall Path, una sorta di Cammino di Santiago inglese, con tanto di attestato per il “pellegrino” che giunga fino alla fine. Contrariamente alla denominazione di “fine del muro”, è solitamente da Wallsend che partono i non inglesi – e che sono partito io stesso – data la vicinanza all’aeroporto di Newcastle. Lo spostamento lento, a tratti quasi in mezzo al nulla, permette al visitatore di immedesimarsi in un soldato del tempo, magari inviato a recapitare un messaggio da una postazione all’altra; la bellezza del paesaggio, la pioggia e le nuvole in ogni stagione e i pub dove rifugiarsi a bere una birra rendono il viaggio molto suggestivo.
Il muro era intervallato da fortini collocati ad ogni miglio (in inglese i milecastles), in cui stanziavano piccoli gruppi di soldati, e da un numero doppio di torri di avvistamento.
Vi erano poi i castra, accampamenti più grandi, in parte già esistenti prima del vallo; alcuni stavano sul confine, altri più internamente (come Vindolanda), altri ancora oltre confine, anche piuttosto distanti. Vindolanda è di gran lunga il più noto, soprattutto per la grande quantità di oggetti conservati, riferiti sia alla vita militare che quotidiana, ed esposti nel museo annesso al sito; alcuni di questi oggetti, come le scarpe o le lettere ricevute e da spedire, sono in materiali deperibili, il che rende la loro conservazione quasi miracolosa (in verità, più prosaicamente, dovuta alle caratteristiche del terreno).
Occorre citare fra gli altri castra anche Housesteads, uno dei meglio conservati, e Corbridge, dove si trova un celebre esemplare di lorica segmentata, l’armatura dei soldati romani di età alto-imperiale.
In questi accampamenti non si trovavano solitamente soldati legionari ma ausiliari (cioè stranieri arruolati): gli accampamenti legionari erano molto più a sud e i legionari intervenivano direttamente sul confine solo in caso di pericolo.
Come si può osservare dalle immagini, il vallo non aveva un andamento rettilineo, ma seguiva i rilievi, tenendosi sulla loro cresta in modo da avere una difesa naturale, pur non essendo molto alto. Oltre al muro vero e proprio vi era anche un fossato. Anzi, il latino “vallum” indicava proprio il fossato, non il muro, anche se oggi il termine viene riferito a quest’ultimo; e non è certo un caso che “muro” in inglese si dica “wall”. Alcuni tratti del fossato sono ancora visibili e si è osservato che non si trovano solo a nord del muro, verso i nemici, ma anche a sud. Ciò è parso strano, come se i Romani temessero quasi di più delle rivolte interne che non i nemici esterni. Questo non si può escludere, ma a mio avviso si trattava semplicemente di tenere la popolazione civile alla larga da un’area militare, come accade tutt’ora. Per la popolazione locale romanizzata, più che strumento di repressione, i soldati di Roma dovevano essere una valida difesa contro le incursioni dei barbari dal nord. Una prova indiretta di ciò sembra provenire dalla fortezza di Birdoswald, più o meno al centro del vallo.
Tracce archeologiche indicano che essa non fu abbandonata neanche dopo che Roma lasciò la Britannia (410 d.C.). Si pensa che alcuni dei soldati siano rimasti, ingaggiati dalla comunità locale come protezione contro le invasioni e i saccheggi. Oggi che anche questi ultimi difensori sono ormai un ricordo lontano, il vallo di Adriano continua ad essere un’importante risorsa per le regioni attraversate, portandovi un turismo magari non dai numeri altissimi ma certamente di qualità.
Filippo Molteni