Un’Italia senza ruolo nella querelle tra Grecia e Turchia

Un’Italia senza ruolo nella querelle tra Grecia e Turchia

La “rinascita” dell’impero ottomano

L’impero ottomano, secondo la convenzione, è durato dal 1299 al 1923, quando, a partire dalle conquiste italiane in Nordafrica, che ne hanno mostrato al mondo la debolezza, i Balcani sono insorti, conquistando l’indipendenza. Tuttavia, unico caso nella storia dell’uomo e dei più grandi imperi, sembra che l’impero ottomano abbia ripreso vita a partire dal 2019, dopo la lunga parentesi di tradizione kemalista. Dicevo in un precedente scritto, pubblicato sul Centro Studi Occidentali, che la Turchia conosce bene la sua storia e ne è fiera. La insegnano nelle scuole e ne fanno il pilastro della classe dirigente del paese.

Maometto II
La Turchia conosce bene la sua Storia e ne è fiera. Importanti sono i festeggiamenti che ogni anno si tengono il 29 maggio, anniversario della conquista di Costantinopoli ad opera del sultano Maometto II. Celebrazioni che sono state particolarmente significative negli ultimi anni, sotto la presidenza Erdogan.

In tal modo è la storia a muovere la “nuova” Turchia e la sua politica estera: yeni Turkiye è espressione chiave della strategia espansionistica di Erdogan. Come italiani e come europei, occorre però domandarci: di fronte al neoimperialismo turco, qual è la posizione che noi italiani, che abbiamo anche la responsabilità di garantire gli interessi europei nel Mediterraneo, vogliamo assumere? Assistiamo alla conquista del mediterraneo, del nord-africa, del corno d’Africa e del medio-oriente inermi o vogliamo essere, almeno, co-protagonisti (proprio come facemmo nei primi decenni del Novecento)?

Il ritorno del conflitto tra Grecia e Turchia

E già, perché il turco è alle porte (così si intitola significativamente il recente numero della Rivista Limes). Ci manca solo l’assedio di Vienna e la battaglia di Lepanto e torniamo indietro di 500 anni. Il 26 agosto 2020, data in cui avvenne la sconfitta dell’Imperatore Romano II a Manzicerta (1071) nonché, successivamente, quella della Grecia a Dumlupınar (1922), Erdogan ha dichiarato che “la Turchia farà valere i propri diritti tanto nel Mediterraneo, che nel Mar Egeo e nel Mar Nero”, proseguendo con un invio ai suoi interlocutori a “evitare qualsiasi errore che significhi la loro rovina”, aggiungendo che “tutto il mondo ormai vede che la Turchia non è più un Paese di cui si può mettere alla prova la pazienza, la determinazione, i mezzi ed il coraggio”. Un (non poi tanto) velato messaggio di guerra verso un altro paese dell’Alleanza atlantica, la Grecia, il cui rapporto con la Turchia è problematico sin dalla (ri)nascita dello Stato ellenico a seguito della guerra di indipendenza combattuta tra il 1821 ed il 1832. Un rapporto strutturalmente conflittuale perché entrambi i paesi rivendicano territori appartenenti all’uno o all’altro: e al centro della disputa si trovano Costantinopoli e la costa egea dell’Anatolia1.

Gli obiettivi di Erdogan

L’obiettivo principale di Erdogan è chiaro: rendersi superpotenza del Mediterraneo, del Medioriente e del Nordafrica. Con la conseguenza di diventare l’unico interlocutore e intermediario per chiunque abbia necessità di interfacciarsi con i paesi che si trovano in questa parte del globo. Del resto, ciò è emerso in maniera palese col rilascio di Silvia Romano, in Somalia (ex colonia italiana), ad opera dei servizi segreti turchi. Erdogan è radicato in Libia.

Erdogan Manzi
Recep Tayyip Erdoğan a Manzicerta, in occasione dell’anniversario della celebre battaglia del 1071 che segnò l’inizio della conquista turca dell’Anatolia.

Il governo libico, da un lato, ha concesso alla Turchia di installare una base militare a Misurata, dove vi era un ospedale italiano2, dall’altro, ha stipulato un trattato con la Turchia con il quale prevede la cessione di una cospicua parte della sua zona marittima di sfruttamento economico, in spregio a ogni regola del diritto internazionale3. Erdogan gioca la sua partita anche nei Balcani4. Il progetto turco è quello di creare un proprio spazio di sicurezza in Medioriente, ridiscutendo i confini stabiliti dal Trattato di Losanna del 1923 e ponendosi così come superpotenza mediterranea e mediorientale.

Le ragioni storiche del conflitto e le velate ragioni energetiche

L’Occidente trascura l’importanza della storia, mentre il turco ne è consapevole e sembra ripercorrerla, indirizzandovi l’impegno politico nazionale e internazionale.

“La Grecia non è degna dell’eredità bizantina. Il successore di Bisanzio fu l’Impero Ottomano (…). Atene rifiuta di prendere lezioni dalla storia e si comporta come uno pseudo-uomo nel Mediterraneo”.

Queste le recenti parole del Presidente della Repubblica di Turchia. Colpisce questa lotta ad accaparrarsi la discendenza di Costantinopoli: sono i Turchi o i Greci a esserne eredi? Pensare agli attuali Turchi come gli eredi di Bisanzio risulta difficile, nonostante l’Impero ottomano abbia avuto una universalità pari a quella che ha caratterizzato Roma per secoli. Il sultano si considerava Qaysar y Rum, cioè Cesare dei romani, e vigeva nell’Impero ottomano una certa tolleranza nei confronti delle minoranze religiose5. L’espediente della rievocazione storica, che serve a Erdogan per legittimare le proprie rivendicazioni territoriali agli occhi del popolo turco e degli altri attori mondiali, colpisce per la qualità e l’altezza del discorso politico. Cosa impensabile per la politica nostrana. Dietro al velo storico, però, si cela la necessità per la Turchia di rendersi indipendente da un punto di vista energetico, circostanza che si lega alla concezione della nuova Patria Blu (Mavi Vatan): pensare al mare come a un prolungamento della terra dominata dai turchi6.

Il modesto ruolo dell’Italia

Il turco è alle porte e l’Italia, “impenitente infante geopolitico”7 è fuori dai giochi8. La domanda allora diventa: conviene, dunque, all’Italia, rendere la Turchia necessario interlocutore e conseguentemente tutore dei suoi interessi nel Mediterraneo e in Africa? Per taluni la risposta deve essere positiva9: dovremmo allearci con la Turchia, contro la Grecia e la Francia. È colpa di quest’ultima (insieme all’Inghilterra), infatti, se la Libia, caposaldo della politica estera italiana fino al 2011, è nel caos.

Libia
In Libia, la fu Quarta Sponda d’Italia, l’influenza del nostro paese è ormai al tramonto e, di fronte all’incapacità italiana di tutelare i propri interessi in Libia, è proprio la Turchia ad aver preso in mano le redini della situazione, impedendo la caduta del GNU di Al-Serraj e ottenendo importanti concessioni dal governo di Tripoli.

Eppure se, da un lato, è vero che la Francia, molto spesso, non ha fatto i nostri interessi (e, diciamolo anche, la Francia è spesso un problema per l’integrazione europea10), dall’altro lato, non è necessario punirne il comportamento, alleandosi necessariamente con la Turchia, secondo un principio di simmetria tra le alleanze in chiave amico-nemico, producendo una ulteriore frammentazione degli interessi europei nel Mediterraneo. L’Italia deve porsi, più della Francia e insieme alla Grecia, come il principale tutore degli interessi europei nel Mediterraneo, fronteggiando, con la propria capacità diplomatica e militare, le potenze mediorientali che intendono giocare un ruolo nel Mare Nostrum11. Chi governa Costantinopoli domina (e minaccia) una ampia fetta del Mediterraneo. È la geopolitica12.

La necessità di uno spazio per l’Italia

Per trovare e valorizzare le nostre radici storiche non è necessario, per noi italiani, secondo un approccio simmetrico, risalire all’Impero romano. Basta anche semplicemente guardare ai primi decenni del Novecento: nelle isole del Dodecaneso greco, governate tra il 1912 e il 1943, ancora si ricorda il buon governo degli italiani. La storia dovrebbe aiutarci a risvegliare il Paese dal sonno geopolitico in cui è caduto e a far comprendere che, senza politica estera, l’Italia non esiste. Il concetto di “Patria Blu” dovrebbe essere compreso e studiato dalla nostra marina militare. Senza contare che se l’Italia assume, come sta facendo, un ruolo passivo di fronte agli avvenimenti che accadono poco oltre le sue frontiere, lo spazio viene immediatamente colmato dai francesi. La Francia, all’indomani dell’esplosione avvenuta a Beirut, è intervenuta immediatamente con una visita istituzionale del Presidente della Repubblica, così come a seguito dell’avanzata turca nell’Egeo, non ha esitato a inviare navi e aerei a sostegno della Grecia e a rifornirla di armamenti. Sembra essere tornati al Medioevo e al tempo delle crociate in cui a fronteggiarsi erano i Latini, identificati dai Turchi come Franchi, e i musulmani, identificati dagli Occidentali come Turchi13 La Turchia si sta ponendo come un destabilizzatore autocratico dell’ordine mediterraneo e mediorientale, con velleità imperialistiche. Un soggetto il cui obiettivo è quello di diventare l’unico interlocutore dell’Occidente, considerato ormai in declino, e dell’Oriente (leggi: Cina) nel Mediterraneo orientale, in Africa e in Medioriente14.

L’Italia ha allora due strade: proseguire a far finta di nulla (gioco in cui l’Italia è bravissima), intervenendo quando è la Francia a chiederlo15, oppure reagire in maniera decisa a salvaguardia dei suoi valori e della sua cultura e porsi, come è nelle sue corde, a capo degli interessi d’Europa nel Mediterraneo. Ancora una volta è la (nostra) storia a poterci salvare: ignorarla conduce alla sconfitta e alla assenza di futuro perché la Turchia potrà essere un nostro alleato in questo momento ma nulla ci assicura che lo sarà nel futuro.

Emanuele Guarna Assanti


[1] Il Trattato di Sèvres del 1920 assegnava alla Grecia le città di Adrianopoli e Smirne. Nel 1922, però, il neonato Stato nazionale turco vinse la guerra contro la Grecia e il Trattato non fu mai ratificato dal Parlamento, nonostante l’approvazione dello stesso sultano. Importante notare anche come il Trattato di Sèvres poneva tutte le premesse per la fondazione di uno stato curdo.

[2] Ospedale italiano sloggiato dall’aeroporto di Misurata per farne una base turca. La Difesa tenta ora di accrescere il suo soft power, su La stampa del 20 agosto 2020.

[3] Criterio principe nel delimitare le Zone economiche esclusive (ZEE) è quello della equidistanza dalle coste dei rispettivi paesi. Ne consegue, ad esempio, che delimitare una ZEE tra due paesi distanti (Libia e Turchia), facendo finta che un terzo paese tra i due non esista (la Grecia), è totalmente illegittimo. Per approfondimenti, F. Caffio, Oltre l’intesa turco-libica: il problema delle ZEE nel Mediterraneo, su analisidifesa.it.

[4] F. Cicciù, La Turchia approfitta della pandemia per rilanciare la politica “neo ottomana” nei Balcani, su Linkiesta, 22 maggio 2020; F. De Palo, Dalla Libia ai Balcani, quale relazione con la Turchia? Parla Alessandro Politi, su Formiche.net, 16 maggio 2020. Da ultimo, si veda, ad esempio, l’aggiudicazione dell’appalto da parte di una società turca della centrale idroelettrica albanese di Pecem: per approfondimenti, S. Benazzo, Tra Italia e Turchia l’Albania sceglie l’America, in Limes. Il turco alla porta, 7/2020, p. 143.

[5] Basta leggere l’interessante volume di A. Barbero, Il divano di Istanbul, Sellerio, Palermo, 2011.

[6] D. Santoro, La corsa turca agli oceani e C. Gürdeniz, La patria blu nel mondo post-occidentale, in Limes. Il turco alla porta, 7/2020, pp. 45 e 67.

[7] Così l’editoriale dell’ultimo numero di Limes. Il turco alla porta, 7/2020, p. 11.

[8] Senza contare gli effetti della crisi economica, aggravati anche da quella epidemiologica: stime del Fondo monetario internazionale (FMI) mostrano l’Italia scomparire dalla liste delle economie maggiori del pianeta per l’anno 2024, G. Di Donfrancesco, Fmi: Pil globale in calo del 4,9%, Italia -12,8%. Impatto «catastrofico» sull’occupazione e povertà in aumento, su Ilsole24ore.com.

[9] A. Orsini, L’Italia deve allearsi con la Turchia. Per almeno due ragioni, su Huffingtonpost.it.

[10] L. Vita, L’Europa attacca l’Italia ma è la Francia il vero problema, su Insideover.it.

[11] E. Luttwak: «Le forze armate italiane potrebbero suonarle sia all’Iran che alla Turchia», su liberoquotidiano.it, 14 gennaio 2020.

[12] Per questo la caduta dell’Impero romano d’oriente ha significato, di là dalle spartizioni del suo territorio tra Venezia e i turchi nuovi arrivati, un enorme problema per l’Occidente.

[13] A. Barbero, Il divano di Istanbul, p. 23.

[14] Sul punto, ampiamente, L’ultimo numero di Limes. Il turco alle porte, 7/2020.

[15] Sul vertice di Ajaccio promosso da Macron che invoca la «Pax Mediterranea», v. E. Rossi, Se il Club Med parla francese. Le mire di Macron al vertice sul Mediterraneo, 10 settembre 2020.

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