La Domanda
“Salve! Innanzitutto premetto che è decisamente ammirevole l’intento sottostante alla sua pagina. Le scrivo, in realtà, perché sarei curiosa di avere un suo parere riguardo ad alcune tematiche: Cosa ne pensa del periodo in cui la nostra penisola si trovava frammentata in più stati regionali e l’influenza che tale realtà ha avuto sulla mentalità odierna vigente in Italia? A mio avviso, è tutt’oggi abbastanza evidente la tendenza negli italiani a mantenere un certo individualismo, oltre che lo scarso rispetto per i beni collettivi o il volersi arricchire a discapito della collettività (anche con il non pagare le tasse…) e altri aspetti analoghi, come magari la presenza della mafia (derivante dal mondo feudale). Tutto ciò parrebbe in contrasto con la coesione alla base di una forma imperiale. Secondo lei quale può essere stata la causa di tale frammentazione che si è radicata dopo la fine dell’Impero? Altra riflessione: se non sbaglio, i Romani pur avendo creato il grande impero di cui tanto si parla nei libri di storia, hanno comunque mantenuto un certo livello di tolleranza nei confronti delle popolazioni locali a livello culturale. Di fatto, quindi, non si potrebbe definire come una sorta di grande federazione composta da più regioni/stati in cui certamente è stato importato molto dal mondo romano (a livello burocratico/legislativo/architettonico ecc), ma in cui non si è mai visto soffocare le tradizioni locali? A detta di molti potrebbe essere un ipotetico modello di UE realmente funzionante. Ultima cosa: cosa potrebbe giustificare l’espansione di Roma a discapito delle realtà locali che venivano annesse nell’Impero? Potrebbe sembrare una contraddizione con quanto scritto sopra, ma effettivamente, mettendosi nei panni di una popolazione preesistente che si vede invasa e annessa a Roma, non potrebbe venire anche da pensare che ogni civiltà in realtà sia ontologicamente sullo stesso piano? E quindi meritevole di mantenere una sua individualità, seppur tecnologicamente inferiore alla Roma del passato, ma comunque dotata delle sue tradizioni e di un proprio patrimonio culturale?”
La Risposta
“Ave! Qui c’è molta carne al fuoco, cercherò di rispondere, ma sono di sicuro argomenti su cui noi stessi dovremmo riflettere, in modo da creare una maggiore base ideologica e filosofica al movimento. Riguardo alla divisione dell’Italia e all’individualismo sono realtà innegabili. Penso che, nonostante la forte omogeneità culturale che si era raggiunta, sia inevitabile la disgregazione nel momento in cui viene a mancare un potere forte che faccia da guida: ognuno si arrangiava come meglio poteva, faceva riferimento al signorotto locale, al monastero vicino ecc. Ci si spostava meno di prima per la maggiore insicurezza. In Italia ciò sarà anche stato accentuato dalla geografia dei luoghi. E dalla mancanza di un potere forte sono dipesi gli altri problemi di mafia, illegalità e tutto il resto. Negli altri paesi un regno unitario si è formato più anticamente, e queste cose si sono risolte maggiormente, da noi molto più tardi. I nostri governi non sono per nulla forti, né all’esterno né all’interno, e questi problemi non sanno o non vogliono affrontarli. Roma è soprattutto uno Stato forte, dove l’interesse individuale non è mai superiore a quello della res publica e non ha timore di restringere le libertà, oggi così esaltate, per far valere questo principio.
Impero come federazione di popoli
Quanto all’impero come federazione, è così. Contrariamente a quanto si pensa, l’impero lasciava molta autonomia interna alle città delle province, pur nel rispetto della legge romana, peraltro molto migliore per gli abitanti stessi (ad esempio in Gallia mise fine ai sacrifici umani). Le città si governavano con istituzioni proprie e, se interveniva un procuratore imperiale, lo faceva solo per risolvere problemi creati dal malgoverno locale e su sollecitazione degli abitanti stessi. Inoltre le province avevano una propria assemblea che poteva mandare lamentele direttamente all’imperatore sull’operato dei governatori. Va detto anche che questa libertà locale era maggiore sotto l’impero che sotto la repubblica. Insomma, Roma non poteva e non voleva fare tutto da sola, l’impero era come un corpo in cui ogni parte si muove da sé ma il tutto è coordinato da una sola testa. Anche l’UE potrebbe (e dovrebbe) essere così, ma evidentemente non lo è. Non starò a elencare tutti i problemi europei, ma è evidente che l’Unione è solo un’unione economica, e non politica, in cui ognuno cerca di fare gli interessi propri in un liberismo sfrenato, ma a riuscirci sono solo i paesi più forti, mentre i più deboli rimangono penalizzati dalle regole fatte dai più forti. L’impero al contrario riusciva a promuovere lo sviluppo di tutti i suoi territori, tanto che alcune province divennero addirittura più ricche dell’Italia. Ciò che manca all’Europa è una testa che riesca a coordinare il tutto per l’interesse collettivo. I capi dell’Europa sono figure evanescenti e precarie, tanto che il vero capo è la Merkel, che però fa chiaramente gli interessi del proprio paese, non quelli comuni. Non esiste un esercito unico, alcuni vanno in guerra e altri no, non ci sono leggi comuni, se non alcune banali, e i confini europei non sono difesi in comune ma solo dai malcapitati paesi che vi si trovano sopra (come noi). Insomma, una vera accozzaglia, e senza che vi sia nessun segnale di miglioramento, anzi! Fra tutti i tentativi di renovatio imperii della storia questo è di sicuro il peggiore e, anzi, probabilmente Roma non era nemmeno il loro modello. Come abbiamo scritto su un post, noi siamo sì europeisti, ma dell’unica Europa unita mai esistita, l’impero romano.
Un Dominio Universale per il bene mondiale
Riguardo alla terza questione, va detto che in antichità tutti i popoli erano sempre in guerra fra loro, ed era considerato normale che i vincitori avessero ogni diritto sui vinti. Roma all’inizio si è mossa in questo contesto, cercava di vincere per non essere vinta, con la differenza di farlo molto meglio degli altri. Anche in seguito le guerre nacquero quasi sempre per necessità, per difendersi da qualche attacco o per aiutare qualche alleato. Del resto, l’espansione stessa finiva per essere la miglior difesa. Ma Roma non era solo più forte degli altri, si differenziava anche perché dove conquistava non restavano macerie ma giungeva la civiltà o comunque, nel caso della Grecia dove la civiltà era già presente, poteva svilupparsi in una pace generale prima impensabile. Questo ha finito per portare ad un’adesione spontanea di quasi tutte le popolazioni sottomesse e, se anche la conquista in sé può essere stata un male, l’ha volta in bene. Inoltre viene in aiuto la filosofia stoica, col suo cosmopolitismo[1]. Se gli uomini sono tutti accomunati dalla ragione (logos) e la ragione è ciò che governa l’universo intero, allora gli uomini sono come concittadini di una stessa città, esistenti gli uni per gli altri e per il bene collettivo. Va da sé che per gli stoici, quali erano la maggior parte dei Romani colti, la forma migliore di governo è l’impero universale, governato da un’unica testa: solo così si potrà attuare sulla terra la ragione che governa il cosmo e superare l’individualismo per il bene di tutti. Ciò non solo giustificava l’impero romano, ma lo esortava idealmente a estendersi senza fine, anche se purtroppo non è stato così, a causa di varie contingenze politico-militari. E questo, dal mondo, ci riporta anche al discorso iniziale sull’Italia divisa e individualista in cui ci troviamo a vivere oggi.”
Filippo Molteni
[1] Da non confondere con l’accezione odierna del termine: un conto è sostenere, come gli stoici (e come i cristiani), la fratellanza degli uomini e la necessità di collaborare per il bene comune; altra cosa sostenere l’annullamento delle differenze culturali e/o la libera circolazione a scapito della sicurezza.