I problemi demografici d’Italia sono ben noti, eppure negli ultimi decenni non è stato mai studiato nessun piano che possa riportare il paese ad un saldo demografico positivo o in pareggio.
In Italia le nascite descrescono continuamente da anni, e dal 2008 a oggi i nuovi nati sono diminuiti di oltre 178mila unità, mentre ormai si è scesi sotto i 400mila per anno dal 2021.1 Oltre a ciò, non solo è aumentata l’età media al parto, ma anche le donne straniere in Italia si stanno adeguando alle tendenze generali, e il loro contributo compensa sempre meno la denatalità italiana.2
In generale, le famiglie e le coppie continuano ad avere il desiderio di avere figli, spesso anche in numero superiore a quello poi effettivamente realizzato, ma questi desideri si scontrano con la debolezza del supporto alle famiglie, redditi bassi o instabili, e in generale difficoltà di matrice strutturale in tutto il paese.3
Spesso si ritiene che l’immigrazione possa essere una risposta facile e a buon mercato; tuttavia, i governi che si sono succeduti negli ultimi anni hanno continuato ad applicare un approccio emergenziale verso i grandi flussi di immigrazione clandestina attraverso i Balcani e il Mar Mediterraneo, che continuano a interessare decine di migliaia di persone ogni anno.
Oltretutto, moltissimi immigrati sans papier o comunque irregolari hanno in verità uno scarso interesse verso l’Italia, alla quale preferiscono la Francia, la Germania o altri paesi nordeuropei, dove hanno accesso allo stato sociale e dove possono contare su reti già stabilite di connazionali o parenti.
Esiste tuttavia un altro bacino demografico che ha finora ricevuto scarsa attenzione da parte delle istituzioni italiane, e che potrebbe essere un deus ex machina per la crisi demografica italiana, se appropriatamente sfruttato: gli oriundi italiani nel mondo.
Il potenziale demografico degli oriundi italiani
Gli individui oriundi di discendenza italiana nel mondo si contano fra i 60 e gli 80 milioni, secondo alcuni fino a 250 milioni di persone (contando tutti coloro con una qualche ascendenza italiana)4; eppure questo enorme serbatoio di popolazione ha ricevuto solo qualche attenzione storica e culturale in Italia: nonostante quasi ogni famiglia italiana abbia parenti vicini o lontani che si imbarcarono per terre lontane, il rapporto con l’emigrazione italiana non ha mai avuto un vero e proprio spazio politico e istituzionale. Ad oggi i discendenti italiani all’estero non hanno alcun accesso a percorsi specializzati di accesso alla cittadinanza o a condizioni fiscali o lavorative favorevoli che incoraggino a trasferirsi in Italia.
A questo si aggiunge una rete di assistenza consolare ormai da anni in difficoltà anche solo ad occuparsi dell’ordinaria amministrazione5, mentre le richieste di acquisto della cittadinanza da parte dei discendenti all’estero sono in crescita da tempo.6 A inizio 2023, il Ministero degli esteri era oberato dalle richieste di acquisizione della cittadinanza provenienti dall’America Latina, con circa 50.000 neocittadini che ogni anno la riceverebbero solo in Brasile.7 Eppure, questa situazione è finora stata subita dalle istituzioni italiane come se fosse una situazione emergenziale, senza alcun tipo di riflessione sulle potenzialità di questo rinnovato interesse per il passaporto italiano da parte degli oriundi.
Oltre alla semplice concessione della cittadinanza, che rimane un diritto di ogni discendente di cittadini italiani secondo le regole dello jus sanguinis, occorrerebbe diversificare l’accesso alla cittadinanza per gli aventi diritto, offrendo percorsi mirati a portare i neocittadini non solo verso un utilizzo del passaporto italiano per scopi privati, bensì a valutare l’Italia come terra di opportunità e di integrazione.
Non è difficile immaginare che un sistema legato a condizioni fiscali favorevoli ed a sistemi di previdenza e supporto all’integrazione potrebbero avere un impatto demografico equivalente alle politiche improntate alla natalità. In paesi particolarmente dotati di popolazioni italodiscendenti sarebbe opportuno potenziare significativamente le rappresentanze diplomatiche e le attività degli istituti di cultura. Quest’ultimi potrebbero offrire percorsi professionali mirati frammisti a corsi di lingua per facilitare la futura integrazione dei partecipanti una volta arrivati in Italia, anche personalizzandoli in base alle identità italo-regionali delle comunità coinvolte8, eventualmente avvalendosi anche delle reti sociali formate dalle associazioni private che riuniscono i discendenti di vari territori nel mondo.9
Inoltre, un sistema simile alle politiche a favore del rientro dei cervelli potrebbe essere applicato anche agli italiani all’estero o agli oriundi italiani, favorendone l’imprenditorialità e gli investimenti in Italia. Si pensi al cosiddetto sistema del “visto d’oro”, che in molti paesi permette un rapido accesso al soggiorno legale o addirittura alla cittadinanza del relativo paese. Anche l’Italia si è dotata di un quadro normativo simile con il cosiddetto “Investor Visa for Italy”, il quale favorisce la residenza e l’accesso alla cittadinanza a imprenditori e investitori stranieri.10 Questo strumento potrebbe facilmente essere espanso per favorire in particolar modo gli oriundi italiani con ulteriori agevolazioni e offrendo percorsi specifici mirati a mobilitare questo bacino demografico.
Inoltre, la legge italiana prevede la concessione della cittadinanza per coloro che abbiano assunto un pubblico impiego, o per aver prestato servizio nello stato per almeno cinque anni.11 Queste clausole permettono quindi di accedere alla cittadinanza a persone che eventualmente potrebbero lavorare nelle forze armate o di polizia, nella sanità pubblica e negli enti amministrativi ad ogni livello; pubblicizzando meglio queste disposizioni e fornendo corsi di preparazione ai concorsi, l’Italia potrebbe portare molti professionisti oriundi a stabilirsi permanentemente nel nostro paese, favorendo la lotta all’inverno demografico.
Conclusione
Bisogna necessariamente prendere atto della dimensione strategica di un nuovo approccio al rapporto fra oriundi italiani e madrepatria, cosa che implicherebbe un forte potenziamento della Direzione Generale per gli italiani all’estero e le politiche migratorie (dipartimento della Farnesina), oltre ad un generale rafforzamento delle capacità e delle attività delle sedi consolari e degli istituti italiani di cultura, il cui ruolo sarebbe fondamentale per la disseminazione delle informazioni necessarie ai potenziali neocittadini.
A fronte di anni di austerità e di tagli alle sedi consolari e del ruolo più simbolico che reale dei COMITES (comitati di rappresentanza degli Italiani all’estero), nonchè alla limitata espansione del ruolo degli istituti italiani di cultura, è necessario agire ripensando ove necessario gli incarichi e le attività di questi strumenti.
L’ampliamento dei percorsi di accesso alla cittadinanza per gli oriundi italiani sarebbe quindi un modo per ridurre la concessione della cittadinanza a persone che poi non si avvalgono del passaporto italiano senza particolare interesse per l’Italia, reindirizzandole per quanto possibile verso un rapporto attivo con la cittadinanza italiana.
Orlando Miceli
L’autore, Orlando Miceli – Fiorentino, classe ’95. Baccalaureato in Politikwissenschaft all’universitá di Vienna, studia a Trento per divenire consulente politico, con focus su economia politica, geoeconomia e geopolitica. Privatamente si interessa di storia, filosofia politica, strategia e sistemi d’arma
Note:
1 Mencarini, L. Riproduzione e nascite in Italia. In: Gnosis – Rivista di Intelligence, 2, 2023. Pp. 53.
2 Ibidem.
3 Ibidem, pp. 57.
4 Cfr. Locatelli, N. La lingua italiana è un patrimonio e uno strumento geopolitico. In: Limes, 17/10/2014. Disponibile a: https://www.limesonline.com/la-lingua-italiana-e-un-patrimonio-e-uno-strumento-geopolitico/67427
5 Cfr. AA. VV. Comites San Marino: “Basta con i tagli alle Ambasciate, il carico di lavoro aumenta ma il personale e le risorse sono sempre meno”. In: Fatti Nostri, 17/08/2023. Disponibile a: www.fattinostri.it/comites-san-marino-basta-con-i-tagli-alle-ambasciate-il-carico-di-lavoro-aumenta-ma-il-personale-e-le-risorse-sono-sempre-meno/
6 Cfr. AA. VV. Passaporti italiani, è boom di richiesta dai discendenti all’estero. In: Gli Stranieri, 22/07/2023. Disponibile a: https://www.glistranieri.it/passaporti-italiani-e-boom-di-richiesta-dai-discendenti-allestero/
7 Cfr. Preve, M. Farnesina in allarme: “Dal Sudamerica possibili milioni di richieste di cittadinanza di oriundi”. Consolati in Brasile: 11 anni per un appuntamento. In: La Repubblica, 23/03/2023. Disponibile a: https://genova.repubblica.it/cronaca/2023/03/23/news/farnesina_in_allarme_dal_sudamerica_possibili_milioni_di_richieste_di_cittadinanza_di_oriundi_consolati_in_brasile_11_a-393321628/
8 Cfr. Palumbo, M. Tra Lingua, Cultura, Identità: appunti per una proposta didattica migrazionale per discendenti di emigrati italiani all’estero. In: Italiano LinguaDue, 9, 1, 2017. Pp. 98-113 DOI: https://doi.org/10.13130/2037-3597/8768
9 Cfr. Pallaver, G. & Denicolò, G. Dual Citizenship in Italy: An Ambivalent and Contradictory Issue. In: Bauböck, R. & Haller, M. (eds.), Dual Citizenship and Naturalisation – Global, Comparative and Austrian Perspectives, Verlag der Österreichischen Akademie der Wissenschaften, 2021. pp. 186.
10 Cfr. AA. VV. Investor Visa for Italy – Policy Guidance. In: MSE, 19/07/2021. Disponibile a: investorvisa.mise.gov.it/images/documenti/Investor_Visa_for_Italy_Policy_guidance_ENG_19_07_2021.pdf