L’autore, Orlando Miceli – Fiorentino, classe ’95. Baccalaureato in Politikwissenschaft all’universitá di Vienna, studia a Trento per divenire consulente politico, con focus su economia politica, geoeconomia e geopolitica. Privatamente si interessa di storia, filosofia politica, strategia e sistemi d’arma.
La pandemia ancora in corso ha imposto alla popolazione dell’intero pianeta un’improvvisa riconsiderazione dei modi in cui aveva vissuto finora. Tuttavia, in termini geopolitici e geostrategici, é interessante notare come essa sia intervenuta in un momento molto particolare, soprattutto per il mondo occidentale.
A partire dagli anni ‘70-’80 si é proceduto ad una sempre maggiore cartolarizzazione e finanziarizzazione delle economie occidentali, che hanno assistito impotenti (o conniventi) alla sempre maggiore intensificazione del modello economico neoliberista, che ha prodotto una irrazionale ipertrofia dei flussi finanziari e un graduale smantellamento dei circuiti produttivi dell’economia reale, oltre all’alienazione totale del succitato mondo finanziario dai processi di produzione reale. In questo senso, si é passati da un modello “produttivo” di investimento ad uno “estrattivo”, ovvero passando dall’idea di investire 100 euro oggi per ricavarne 110 nel medio-lungo termine, alla cultura della speculazione finanziaria, in cui si investono oggi 100 euro per averne 150 o 200 fra una settimana (ricorrendo a manipolazioni finanziarie e svendita di asset reali1.
Di questo si é grandemente avvantaggiata in primis la Cina, che nel giro di qualche decennio si é trasformata nella “fabbrica del mondo”; nell’ultima decade, la Cina sotto la guida del Partito Comunista Cinese, e seguendo politiche oculate quanto spregiudicate, é riuscita ad elevare il proprio profilo produttivo, e riuscendo quindi a sfidare il dominio anglo-americano nel campo delle telecomunicazioni grazie ai propri prodotti ed alle proprie tecnologie avanzate e ad alto valore aggiunto, con Huawei come punta di diamante.
Oltre alla forza economia cinese di fronte alla fragilitá occidentale, vi é inoltre una crescente tensione culturale fra l’Occidente e alcuni altri grandi paesi, che alcuni hanno descritto come la nascita degli “Stati-Civilizzazione”2; con questo si intende descrivere la crescenta spinta di alcuni paesi non-occidentali a sottrarsi all’unipolarismo occidentale e a riscrivere l’odierno ordine mondiale in senso più multipolare: Cina e Russia in primis, ma anche India, Iran, Brasile – tutti stati che non solo rivendicano la validitá dei modelli di sviluppo che gli sono proprio, ma contestano anche la “superiorità” e desiderabilità dei valori della cultura occidentale, ribadendo la propria specificitá culturale.
Questo ha ovviamente ripercussioni anche in termini geostrategici, specialmente riguardo la Cina, la cui cultura strategica rimane spesso incompresa e poco studiata. In particolare, si parla spesso di “trappola di Tucidide” alludendo ai rapporti che intercorrono fra Stati Uniti (potenza egemone) e Repubblica Popolare Cinese (potenza revisionista)3, ovvero l’inevitabilitá di uno scontro armato fra una potenza dominante in crisi ed una subalterna ma crescente, esemplificata dalla Guerra del Peloponneso scaturita fra Atene e Sparta nel V° secolo a.C.
Pur tuttavia una tale analisi é intrisa di cultura militare e strategica occidentale, ed é bene tenerlo a mente. Mentre negli Stati Uniti si comincia ad ergere qualche voce che dubita della validitá e del senso di una ipotetica guerra convenzionale sino-americana4, vale la pena ricordare quanto lo scontro convenzionale e in campo aperto sia il momento risolutivo del conflitto per eccellenza, nella cultura militare occidentale; per quanto questa cultura militare e strategica (che qui semplifichiamo: ne esistono complesse varianti specificamente nazionali) abbia portato l’Europa a divenire il centro del mondo negli ultimi 500 anni, essa pare sempre piú scricchiolare ed essere incapace di rispondere a scenari inediti. Fondamentalmente, la cultura militare/strategica occidentale si basa sull’assunto clausewitziano della fondamentale separazione del momento bellico e del momento politico/economico nella vita di uno Stato, pur rimanendo essi momenti contigui e collegati.
Clausewitz stesso rifiuta di discutere le questioni politiche che precedono e seguono al momento bellico: quando c’é la guerra, non c’é politica; quando c’é politica, non c’é la guerra. Questo principio ha fondamentalmente improntato la cultura militare e strategica alla ricerca dello scontro diretto, che raggiunge il suo momento topico nella grande battaglia campale fra eserciti schierati e gerarchie precise (non sfugga qua il sostrato di cultura cavalleresca premoderna). Nonostante la sua grande storia, questa cultura militare e strategica pare sempre piú inadeguata, poiché per l’appunto ricerca nello scontro aperto il momento risolutivo di ogni conflitto.
Oltre a quindi indurre allo sminuire o considerare avversari illegittimi colore che si sottraggono allo scontro aperto (come é stato ad esempio in Afghanistan, con tutte le dovute conseguenze), questo approccio é inoltre incapace di dare risposte quando lo si applica a potenze che non necessariamente prediligono lo scontro aperto. É questo il caso della Cina, che é considerata piú machiavellica nel proprio approccio allo scontro, ovvero considerando la politica e l’economia come intrinsecamente militari, e le operazioni belliche come intrinsecamente politiche ed economiche.
É l’inossidabile complementaritá di wu (mondo militare) e wei (mondo civile)5, che coesistono sempre, al contrario che nella tradizione occidentale; vi sono varie opinioni su come la concezione maoista di “guerra popolare” sia stata recepita e interpretata al di fuori della Cina, ma é sempre piú evidente che l’ereditá confuciana degli autori antichi é stata integrata nella cultura geostrategica cinese odierna. In questo senso, é inevitabile delineare l’impatto radicalmente differente che la pandemia ha avuto in Cina e nel mondo occidentale; il relativo successo cinese (per quanto difficile da quantificare, vista la opacitá dei dati) nel contenimento del virus contrasta evidentemente con la quasi totale disgregazione socio-economica occidentale, anche dovuta alle fragilitá succitate per quanto riguarda la produzione di beni medicali, e l’evidente affanno istituzionale nella gestione dell’emergenza, in primis in America.
In ultima analisi é irrilevante se l’emergere della pandemia sia stato la conseguenza di azioni deliberate o di semplice negligenza da parte dello Stato cinese; quello che importa é come e se la Cina ha letto e interpretato l’evento pandemico in termini di egemonia e di offensiva geostrategica, e per fare ció é necessario tenere a mente che é possibile che la cultura occidentale non abbia i mezzi per interpretarlo allo stesso modo; in altre parole, l’approccio cinese alla pandemia potrebbe di per sé fare parte della piú ampia offensiva geostrategica cinese, considerando anche il caos che é esploso in America ed Europa a partire da marzo 2020. La cultura storica e collettiva occidentale identifica istintivamente il momento del conflitto con i bombardamenti, la guerra di trincea, i carri armati, etc.; ma Il fatto che non siamo culturalmente né strategicamente capaci ci capire che siamo sotto attacco, non vuol dire che la Cina non abbia interpretato la pandemia come un momento di offensiva politica ed economica piú che militare.
Per citare Sun Tzu:”L’eccellenza suprema consiste nel sottomere il nemico senza combattere”.
Orlando Miceli
Note e Bibliografia:
1 Per non troppo dilungarci su questo immenso anrgomento, si consiglia il libro di L. Gallino, Finanzcapitalismo,
Giulio Einaudi Editore, 2011.
2 https://unherd.com/2020/08/the-irresistible-rise-of-the-civilisation-state/ [Consultato: 15/02/2021]
3 Cfr. A. Maddaluno, La fase attuale della guerra fredda in Asia, in: Eurasia – Rivista di studi geopolitici, LX, 2020.
4 Cfr. S. Shmuel, The American Way of War in the 21st Century: Three Inherent Challenges, 2020, reperibile a:
https://mwi.usma.edu/american-way-war-twenty-first-century-three-inherent-challenges/ [Consultato:
15/02/2021]
5 Cfr. S. Miracola, Chinese strategic culture : origin, organization, operationalization and evolution of the people’s
war doctrine, 2018, reperibile a: http://e-theses.imtlucca.it/249/ [Consultato: 15/01/2021]
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