Pompei: la Casa di Ottavio Quartione

Pompei: la Casa di Ottavio Quartione

Era una giornata primaverile del 832 Ab Urbe Condita quando il giovane Plinio raggiunse lo zio nella città di Pompei per la prima volta.

Preso dall’euforia del luogo e dalla vivacità della città, Plinio cominciò a girovagare per le vie. Aveva sentito ben parlare delle numerose case e luoghi di grande interesse presenti in quel posto a lui sconosciuto.

Si trovava tra Via Stabiana e Via dell’Abbondanza, immerso tra i colori delle vesti appese fuori dalle botteghe e gli odori che provenivano dalle taberne, quando vide dei bambini rincorrersi per le strade giocando a far a gara a chi arrivava primo agli spettacoli dei gladiatori nell’arena, situata poco distante da lì.

Curioso di sapere chi tra quei tanti bambini avesse vinto decise di seguirli proseguendo per Via dell’Abbondanza ma qualcosa attirò la sua attenzione interrompendo così il percorso intrapreso.

Poco prima del Vicolo di Venere i colori di alcune piante presenti nel cortile di una casa accesero la curiosità del giovane Plinio.

Senza pensarci entrò nell’atrio di quella abitazione dove vide un sigillo di bronzo che riportava la scritta “Octavius Quartio” membro del collegio degli Augustali e probabilmente il nome del proprietario di casa.

Passato l’atrio, Plinio entrò in un giardino, non molto grande ma piacevole alla vista decorato con delle colonne e caratterizzato dalla presenza di due euripi, corsi d’acqua artificiali, animati da piccole cascate e fontane.

Di particolare interesse, notò il giovane Plinio, furono le decorazioni. Sulle pareti erano rappresentati con colori vivaci riferimenti all’Egitto e alla Dea Iside, un anticipo di ciò che avrebbe trovato poco dopo.

Un santuario, attendeva Plinio, a ovest dell’euripo superiore. Lo spazio era piccolo e si distingueva dal giardino per i motivi decorativi più semplici e lineari. Decorazioni di piante, rami e altri numerosi ornamenti vegetali era come se stessero accompagnando il visitatore alla devozione della Dea Iside.

Dal lato est dell’euripo vi era situato un oecus, un ampio luogo all’aperto, riccamente affrescato con pitture rosse, tipiche pompeiane, alternate a raffigurazioni di temi mitologici come le numerose raffigurazioni di Eracle alla guerra di Troia.

Plinio osservò con attenzione l’affresco che raffigurava il giovane eroe sdraiato accanto alla sua lancia, rimasto ferito, mentre una figura femminile, probabilmente Megara, si occupava di pulire i suoi numerosi tagli, notando come Eracle riuscii attraverso il suo sguardo a trasmettere la sua sofferenza, il suo dolore.

Poco dopo un rumore di passi svegliarono il giovane esploratore dalla sua visita. Era il proprietario di casa il sacerdote Decimus Octavius Quartio, amico di suo zio.

Plinio si scusò per esser entrato senza il suo permesso affermando di esser rimasto colpito dalla sua insula per i numerosi dipinti che adornavano le pareti e i giardini con i loro giochi d’acqua.

Dopo essersi congedato uscì lasciandosi alle spalle la dimora del sacerdote continuando così il suo viaggio per la città di Pompei, la città che non dorme mai.

Elisabetta Rossi

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