L’anfiteatro campano: ispezione sullo stato di incuria.

L’anfiteatro campano: ispezione sullo stato di incuria.


L’Anfiteatro Campano, eretto nell’Antica Capua, è uno dei primissimi anfiteatri costruiti in territorio italico, se non, molto probabilmente, il primo in assoluto. Le sue dimensioni sono seconde soltanto all’Anfiteatro Flavio anche se in realtà, come ci si aspetta, non vanta la stessa cifra di turisti l’anno che può vantare il Colosseo.

Oggi l’antica struttura domina Piazza I Ottobre a Santa Maria Capua Vetere, dando il benvenuto a chiunque transiti all’interno della città, e certamente rappresenta per la zona di Caserta un’interessante attrazione. Del resto qui, alle pendici del Monte Tifata, era situata la notissima scuola dei gladiatori che ha dato i natali alla rivolta di Spartaco, da collocarsi nella più ampia terza guerra servile.

IL DESTINO ATTUALE: CHE COSA È SUCCESSO ALL’ANFITEATRO CAMPANO?

Ad oggi, l’Anfiteatro non gode della grandezza del passato.
È situato in una strada di passaggio che, molto trafficata nelle ore di punta, collega il comune di Capua e quello di Santa Maria Capua Vetere (Capua Antica) con Caserta. Questa situazione, a un primo impatto, sembra relegare il sito a un mero gradevole sfondo di una trafficata via, e ciò non rende affatto giustizia al monumento e alla sua storia. La piazza sulla quale si affaccia è molto frequentata da persone anziane e diverse famiglie mentre, il sabato sera, diventa interessante per via della presenza di giovani che frequentano i locali vicini, per cui sicuramente non è del tutto abbandonata.

La nostra ispezione: prime impressioni

All’ingresso, non vi è nessuno ad accogliere i visitatori. Si accede al sito nel completo anonimato, senza nessuna guardia, senza nessuna guida e senza nessun addetto che chieda del biglietto, per cui è a discrezione di ognuno farlo o meno…
L’Anfiteatro Campano rimane aperto soltanto fino al pomeriggio inoltrato, e per questo vi è una spiegazione molto facile da intuire: i sotterranei non sono illuminati e, di conseguenza, oltre un certo orario è impossibile visitarli.
Appena entrati, vi si può trovare un panorama abbastanza trasandato e lasciato all’incuria: pannelli sbiaditi che non permettono di leggere la storia dell’Anfiteatro, immondizia ai lati e il Museo dei gladiatori abbandonato a sé stesso, con la totale quanto eloquente assenza di qualsivoglia guida all’interno.

Pannello illustrativo nel quale la pianta dell’edificio, e in particolare i numeri della legenda, risultano sbiaditi e poco leggibili.

Mancano totalmente le norme di sicurezza: gli archi e le volte sono pericolanti. I sotterranei (come anticipato) non sono illuminati. L’erba, ormai alta, cresce incontrollata, permettendo la presenza di animali non proprio simpaticissimi nel sito. Le piante infestanti crescono sugli antichi spalti dell’Anfiteatro, e l’arena, testimone di prodi gesta di numerosi gladiatori, giace totalmente circondata da impalcature arrugginite e abbandonata a sé stessa, con la presenza, anche in questo caso, di abbondanti erbacce. Un panorama quanto mai scioccante, deprimente e desolante per chiunque abbia un minimo di empatia.

Interno dell’anfiteatro: arena e cavea (gradinate) ricoperte di erbacce

Girando per gli ambienti coperti da volte, li si ritrova chiusi con delle grate, dove pietre antiche sono letteralmente gettate nell’incuria e, osservando da vicino, si può notare come un secchio di vernice – in modo abbastanza negligente – sia stato abbandonato con questi piccoli pezzi d’arte.

Vernice abbandonata in uno degli ambienti voltati.

Fusti di colonne, capitelli ed altri frammenti architettonici, che giacciono dimenticati e ricoperti di muschio.

 

La visita prosegue

Il viaggio non termina certamente qui: qua e là si possono osservare capitelli abbandonati, cicche di sigaretta, polvere e varie scatole di alimenti gettati nell’incuria più totale, come se ci trovassimo in una discarica o una casa abbandonata, piuttosto che in un sito archeologico.

Cicche di sigaretta.

Deposito/discarica.

Andando nei sotterranei, è possibile notare il muschio e la muffa che crescono nei corridoi, sui capitelli abbandonati e su tutti i resti dei monumenti che sono lasciati lì. Con una certa inventiva, si può immaginare che non siano stati spostati da secoli.
Inoltre, entrare negli ambienti ipogei non è affatto semplice: vi si accede da ingressi poco agevoli che ovviamente, per il posto e il monumento che abbiamo di fronte, non sono sufficienti. Non ci sono supporti, non esistono scale aggiuntive alla fisionomia del monumento e, come se non fosse sufficiente, possiamo ritrovare ancora una volta immondizia varia.

Sotterranei

Ritornando su, la situazione nel verde circostante non è migliore. Con un certo occhio, e ad un certo orario, è possibile ancora una volta ritrovare ulteriore immondizia. Qualche metro più in là, le grate che dovrebbero proteggere da passi falsi i visitatori sono totalmente arrugginite ed deteriorate dal tempo: l’ultimo restauro si sospetta risalga al secolo scorso.

Grata pericolante

Continuando a camminare ci si può imbattere in fontane abbandonate, non appartenenti all’Anfiteatro ma probabilmente di proprietà del comune stesso che, approfittando del totale abbandono del monumento, ha deciso di lasciare lì i “manufatti”.

Fontane abbandonate

Infine, concludendo il cammino, è possibile ritrovare in un angolo le tombe sannitiche – che a rigor di verità, sono molto belle – ma anch’esse sono totalmente abbandonate, affiancate da un pozzo con acqua stagnante e con il pannello illustrativo completamente sbiadito, le cui informazioni possono essere desunte solo con un certo pizzico di immaginazione.

Pannello illustrativo delle tombe sannitiche, completamente sbiadito e illeggibile.

Conclusioni

La situazione è abbastanza desolante, ma auspichiamo che le istituzioni prendano a cuore la situazione e decidano cosa fare per il bene dei cittadini.
E’ necessario farsi un esame di coscienza: vale davvero la pena lasciare un così importante monumento secolare abbandonato a sé stesso? Analizzando la situazione anche da un punto di vista economico, aver accesso a tale monumento, restaurato e rinnovato, quanto farebbe guadagnare alla regione e al comune?
Auspichiamo una presa di coscienza da parte di tutti: non possiamo davvero permetterci di stuprare il nostro patrimonio artistico. Caserta e provincia, dal punto di vista storico e culturale, hanno molto da offrire. Non c’è soltanto l’Anfiteatro Campano, ma anche l’Arco di Adriano, posto all’ingresso della città, e il Mitreo. Spostandoci verso il comune di Capua, inoltre, possiamo trovare il Museo Campano che presenta al suo interno davvero tante bellezze. Ne vale la pena?

Arco di Adriano

 

Scritto da: Stefano Esposito

Foto di: Antonio De Felice

 

Renovatio Imperii Campania

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