Intervista a Giuseppe Barbera – Associazione Tradizionale Pietas

Intervista a Giuseppe Barbera – Associazione Tradizionale Pietas

Parliamo oggi con il dr. Giuseppe Barbera, presidente dell’Associazione Tradizionale Pietas e pontefice massimo dell’omonima comunità religiosa.

 

“Dr. Barbera, In quale contesto nasce ATP e quando si costituisce nella forma che ha oggi?”

La nostra associazione nasce con premesse storiche che non sono mutate, ovvero l’intenzione di valorizzare la cultura classica e romana per il grande pubblico, che spesso non ha accesso a fonti specialistiche. L’unicum che era la tradizione greco-romana consisteva in un mosaico di cultura, politica, religione etc. Si pensi ad esempio alle cariche di natura sia amministrativa, che politica e religiosa, incluse nel cursus honorum, in modo radicalmente diverso da come oggi noi intendiamo le cariche pubbliche come laiche; per rendere comprensibili queste sfaccettature ad un pubblico odierno, è necessario un profondo impegno nella diffusione culturale. In aggiunta all’attività culturale, in “Pietas” viene a convergere anche una matrice spirituale che si rifà alla tradizione classica. Già quaranta anni addietro mio padre Gianfranco ed altre persone a lui vicine cominciarono a studiare il mondo della Tradizione in Italia, per comprendere se esistesse ancora qualche filone direttamente od indirettamente connesso al mondo antico; si giunse a identificare l’ambito più vicino in quello legato alle accademie ermetiche, anche su un piano di connessione sacerdotale e spirituale.

Nel dicembre 2020, avendo raggiunto una importante maturità culturale e cultuale, abbiamo fondato quindi l’omonima comunità “gentile”, “Pietas”.

 

“Quanti associati o simpatizzanti ha ATP? In quali regioni si concentrano?”

Abbiamo più di 300 iscritti e migliaia di simpatizzanti (solo sulla pagina Facebook siamo seguiti da più di seimila persone che sostengono i nostri progetti e le nostre attività), e abbiamo referenze in molte parti del mondo. Abbiamo addirittura un socio dalla Cina, uno studioso che, non conoscendo l’inglese e parlando male l’italiano, a volte ci scrive direttamente in latino!

 

“La lingua originale dello scambio interculturale!”

Esatto! Siamo comunque presenti in tutt‘Italia e difatti abbiamo anche referenze specifiche regionali. Oltretutto, noi offriamo una vera e propria formazione a chi si avvicina al nostro percorso spirituale, e a chi avanza per meriti e virtù offriamo la possibilità di fare da referenti territoriali.

 

“Quali fonti utilizzate per il recupero delle pratiche religiose? Vi sono particolari lacune a cui far fronte?”

Il lignaggio a cui ci rifacciamo è soprattutto quello della Napoli del IV° secolo dell’era volgare, ove si rifugiò l’ultimo sacerdote di Alessandria, Olimpio, assieme ad altri esulti alessandrini, successivamente alle rivolte scatenate dai decreti teodosiani. Sussiste naturalmente un buco nelle fonti a partire da quel periodo, sul quale stiamo svolgendo degli studi che speriamo di poter pubblicare a breve, quale contributo alle continuità tradizionali dal mondo antico ad oggi. Nel tardo impero Alessandria d’Egitto era la località culturale gentile per eccellenza, dove si cominciarono a commentare le pratiche sacerdotali e religiose proprio nel tentativo di tramandarle; Abbiamo importanti testimonianze in Porfirio, Macrobio, fino ad arrivare a Proclo con i suoi “Elementi di Teologia”; tutti autori neoplatonici che cercarono di scrivere quanti più dettagli possibile sui riti antichi. Altro ci viene naturalmente recuperato dall’archeologia, che conferma il corpus a cui noi facciamo riferimento.

Fra ‘700 e ‘800 riemergono nei culti ermetici le antiche tradizione che possono formalizzarsi solo dopo l’Unità d’Italia con l’acquisizione della libertà di culto.
Negli anni ’60 poi si cerca di recuperare questa eredità che nel frattempo era andata un po’ a perdersi, da lì incomincia la storia del nostro gruppo umano.

 

“Nella vostra quotidianità, quali riti sono più comuni e quali più eccezionali?”

La pratica gentile è principalmente personale, il praticante lavora per sviluppare il proprio Genio con atti di rito ma anche vivendo eticamente (ricercare la verità, l‘onestà, la correttezza) e sotto il motto di “nosce te ipsum” – conosci te stesso; essa s’incentra sulla pratica del calendario, la quale conduce l‘individuo allo sviluppo spirituale, ad evolversi e a mettersi in sintonia con l‘andamento sincronico del macrocosmo – l‘anima così entra in sintonia con l‘andamento della Luna, lo spirito con quello del Sole.
Così come il cosmo è destinato all‘evoluzione, allo stesso modo l‘individuo entra in un percorso evolutivo.

Naturalmente ci sono anche pratiche collettive come il Natale di Roma, i solstizi, gli equinozi, etc., laddove noi tutti pratichiamo collettivamente per contribuire all‘evoluzione dell‘intera comunità.

Noi ad ogni modo ci rifacciamo prevalentemente a forme vive della tradizione, perciò organizziamo percorsi di studio e analisi sulle tradizioni popolari, le quali conservano molti riti che noi ravvisiamo essere coerenti con la tradizione romana; fra questi ad esempio spiccano rituali sul culto dei Lari, che siamo riusciti ad individuare in alcuni paesi della Calabria e della Sicilia.

 

ATP ha edificato diversi templi negli ultimi anni. Che funzione svolgono essi nella vostra pratica religiosa ed associativa?

I nostri templi principali attualmente sono: il tempio di Minerva Medica a Pordenone, il Tempio di Giove a Roma, il Tempio di Apollo ad Ardea (RM) e quello di Apollo a Palermo; Alcuni di essi sono veri e propri complessi dove si può disporre di tutto ciò che necessita ad una comunità religiosa, come piscine per le abluzioni, strutture di ospitalità e refezione, sale conferenze, giardini, palestre, librerie e biblioteche. Il santuario più ampio, al momento, è quello di Apollo ad Ardea, fornito di tutte le strutture suddette.

I templi vengono costruiti in località ove siano presenti comunità praticanti stabili, visto che appunto il tempio ha motivo di essere edificato solo dove ci siano persone con una vasta esperienza pratica e cultuale, le quali devono anche avere raggiunto una certa dignità sacerdotale, in modo da poter dare dei riferimenti spirituali ai neofiti.

 

“Esiste una coniugazione fra attività di rievocazione storica e pratica religiosa?”

Quando ci sono le premesse, collaboriamo senz’altro in maniera diretta con gruppi di ricostruzione storica; qui a Roma ad esempio c’è il Gruppo Storico Romano, realtà culturale di ottimo livello, che annualmente organizza i festeggiamenti per il Natale di Roma. Ovviamente un gruppo di archeologia sperimentale o ricostruzione storica, con un gruppo di pratica antica può confrontarsi sui dati inerenti le cerimonie del passato, i vestiari, le costituzioni sacerdotali, gli strumenti rituali ecc. Vi è comunque differenza tra un rito svolto da un gruppo di pratica tradizionale, come Pietas, ed un gruppo di ricostruzione storica: nel primo c’è l’intenzione di chiamata di forze ed energie per mantenere gli equilibri del mondo e, dove necessario, mutare gli eventi per finalità collettive del benessere sociale; nel secondo caso vi è una attività di divulgazione culturale, che ha comunque suoi significanti importanti, anche sul piano delle emotività animiche e dei risvegli interiori di coscienza: un po‘ come l‘attore sul palco che intende trasmettere delle sensazioni allo spettatore, il ricostruzionista vuol comunicare l’importanza e la profondità del culto antico.

Ogni attività cultuale è sempre e comunque un evento culturale, ovvero l‘espressione di una cultura specifica, e questo le rende esperienze di valore a prescindere dal fatto se chi le osserva sia credente o meno. A volte veniamo invitati da gruppi di rievocazione storica e diamo il nostro contributo culturale, ma simili attività hanno un ruolo marginale alle nostre finalità, che sul piano religioso vogliono concentrarsi sul ritorno all’etica romana, incarnano nella quotidianità le virtù dell’equilibrio interiore e dello sviluppo spirituale, in armonia con le forze della Natura, per una pax deorum hominumque.

 

“Avete rapporti istituzionali?”

Abbiamo svolto convegni più volte in varie università, fra cui l’università di Roma La Sapienza ed il consorzio universitario di Crotone; l’intenzione è sempre stata quella di stabilire contatti con il mondo accademico. Essendo peraltro nati in Calabria, abbiamo svolto iniziative con vari paesi e comuni, ed abbiamo ricevuto copertura mediatica sulle radio e sui giornali locali, come verificabile nella pagina del nostro sito internet.

 

“Quali sono i rapporti che ATP intrattiene con altri gruppi in Italia e all’estero? Tenete anche eventi in comune?”

Abbiamo rapporti con altre comunità gentili in Grecia (con l’YSEE e con Thyrsos – Ethnikoi Hellenes) e con loro abbiamo organizzato visite, incontri rituali e conferenze; con Thyrsos in particolare, su loro proposta, abbiamo avviato il progetto di una koinè greco-romana per la tutela e la rinascita della tradizione gentile: nel 2013 si presentarono da noi con una bandiera riprodotta che secondo le loro ricerche sarebbe stata in uso sotto l’imperatore Giuliano; fra il 2018 e il 2019 abbiamo tenuto degli eventi ad Atene sull’Acropoli per onorare la memoria di Giorgio Gemisto Pletone, considerato da noi la figura di congiunzione, nella rinascita della gentilità, fra mondo romano e mondo ellenistico; essendo comunque noi nati in Magna Grecia, il pitagorismo e l’orfismo sono filoni molto importanti per noi, che ci consentono di avere punti di culto in comune molto importanti, anche sul piano teologico e filosofico.

Inoltre abbiamo contatti con gruppi etnici sparsi nel resto del mondo, abbiamo referenze territoriali in Australia e Stati Uniti (dove a breve saranno pubblicati nostri testi con la Mythology Corner) e collaboriamo anche con gruppi di brahmini indiani che ci conoscono e stimano, tanto da essere venuti in pellegrinaggio dall’India al tempio di Giove a Roma, con i quali ci intratteniamo periodicamente su questioni teologiche comuni. Sono comunque moltissimi i gruppi gentili che stanno emergendo in Europa e sud America e con quasi tutti intratteniamo contatti diretti.

 

“Vista la vostra compartecipazione ad eventi culturali anche di rilievo, voi come diffondete il vostro messaggio e la vostra produzione culturale?”

Noi generalmente abbiamo sempre preferito la diffusione dal vivo tramite conferenze e convegni, che attirano sempre numerosi partecipanti, visto che la tradizione romana é comunque ben sentita; con il Covid è rimasto tutto sospeso e ci siamo dovuti adattare a questi strumenti diabolici moderni! (ride)

Comunque la comodità è che migliaia di persone si possono connettere e fruire di contenuti che altrimenti resterebbero a pochi. Poi abbiamo la rivista Pietas, sulla quale pubblichiamo studi storico-scientifici e contributi di autori stranieri, difatti nell’ultimo numero ci sono anche un articolo di un dottorando indiano di storia delle religioni e un pezzo scritto dal preside di una accademia russa dedicata ad Athena.

Sul nostro sito si possono inoltre acquistare a prezzi irrisori anche atti di convegni universitari. Abbiamo un blog su cui pubblichiamo degli articoli di approfondimento sui grandi personaggi del mondo greco-romano ed un sito dedicato ai nostri studi, alla nostra pratica ed alla tradizione romana. Tutto questo per tornare al recupero dell‘etica e della cultura classica, per poterli riscoprire e riportare in auge in questa epoca povera di valori.

“Grazie mille per il Suo tempo! Sono certo che i nostri lettori saranno lieti di seguirvi su tutte le piattaforme.”

Grazie a voi!

 

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Intervista realizzata da Orlando Miceli