IL DESERTO DEI VALORI

IL DESERTO DEI VALORI

Le novità introdotte quest’anno hanno destato variegate reazioni tra la popolazione. Vi sono critiche per le ingenti spese sostenute dalla città e dal governo federale per organizzare l’evento, mentre altre vertono sull’eccessiva militarizzazione dei festeggiamenti, da molti interpretata come sfoggio del potere del presidente Trump e come mezzo per rendere una festa di tutti gli Americani una festa partigiana.

Al contempo molti lodano l’iniziativa, vedendo al contrario la presenza dell’esercito come dimostrazione della potenza dello Stato americano e come elemento unificante, anziché di divisione. Ed è proprio da queste variopinte opinioni sulla festa appena trascorsa che traspare l’attaccamento, la devozione, l’orgoglio del popolo americano per la sua festa: la festa che celebra la nascita degli USA, e di riflesso, di ogni Americano.

E’ proprio guardando a ricorrenze come quella appena trascorsa al di là dell’Atlantico che, posando nuovamente gli occhi sul Bel Paese, ci si accorge di quanto tutto ciò sia completamente assente nella nostra Nazione. Dedizione, amor di Patria, fierezza sembrano concetti a noi sempre più invisi e sconosciuti. Sembriamo incapaci di stringerci attorno alla Bandiera, sia nella normale vita di tutti i giorni, sia in occasione di importanti celebrazioni.

Anzi, si disprezza lo Stato, non ce ne si cura. Meglio badare a noi stessi a scapito di tutti gli altri. Meglio emigrare, cavalcando l’onda della becera esterofilia odierna. L’apatia nei confronti della politica nostrana diventa sempre più tangibile, e allo stesso tempo i cittadini che ancora se ne curano sono sempre più irreggimentati in una delle cieche tifoserie da stadio che si radunano attorno al proprio partito di riferimento, gettando acriticamente fango contro la schiera avversaria e osannando il loro schieramento, detentore – a giudicare dai toni che il dibattito politico quotidianamente assume – di una qualche non meglio definita verità assoluta.

Si palesa il deciso bisogno di un rinnovamento, che faccia scorrere nuova linfa nella nostra coscienza collettiva e nazionale. Urge un radicale cambiamento di prospettive e di valori, che si delinea come assolutamente necessario per evitare l’ineluttabile e irreparabile disgregazione della nostra società, e che riesca ad unificare nuovamente gli Italiani, tornando a far percepire ciascuno di loro come “compatriota” agli occhi dell’altro.

Delle metaforiche colonne che possano ispirare ad adoperarci attivamente per il benessere collettivo, con dedizione e abnegazione. E non dobbiamo cercare a lungo, né creare alcunché dal nulla: Roma e, in particolare, i principi del Mos Maiorum, ci porgono la soluzione. Fides, Maiestas, Pietas, Virtus e Gravitas: questi i valori che ispirarono quegli uomini che forgiarono la stessa civiltà occidentale, e a cui per secoli indegni e autoproclamati successori hanno cercato invano di paragonarsi. Virtù che sembrano esser diventate totalmente estranee a noi Italiani.

Quanta poca Fides ci permea, oggi? Quanti guardano ancora al loro compatriota con lealtà, rispetto e fiducia? Di Pietas ne resta ancora meno: la devozione alla famiglia e alla Patria sembrano ormai un lontano ricordo di tempi passati. Quanti, ancora, mettono le proprie qualità e virtù al servizio dello Stato, anzichè puntare a sfruttarlo unicamente per il proprio tornaconto personale? 

Per questo è necessario un deciso cambio di rotta. Affinché si possa anche solo parlare di cambiamento e di progresso, occorre liberarci di tutta la fiele che avvelena i nostri animi, e far di nuovo nostra la morale dei nostri avi. Solo così potremo auspicare la rinascita morale e materiale della nostra Nazione. Solo così potrà essere pensabile una Renovatio Imperii.

 

Christopher Fucci

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