I rapporti tra Russia e Bielorussia

I rapporti tra Russia e Bielorussia

I recenti sviluppi in Europa orientale, a partire dalle proteste in Bielorussia in occasione delle elezioni presidenziali del 2020 (vinte dal giá cinque volte presidente Aleksandr Lukašenko fra brogli e intimidazioni), alla crisi migratoria fra Bielorussia, Polonia e Lituania, fino alla guerra russo-ucraina, hanno spesso evidenziato il rapporto confidenziale e complementare fra gli apparati statali russo e bielorusso.

Le relazioni fra Russia e Bielorussia hanno passato diverse fasi, a partire dalla dissoluzione dell’URSS; negli ultimi anni, tuttavia, ha ripreso vigore il progetto sovranazionale che unisce i due paesi, lo Stato Unitario.

 

Lo Stato Unitario

Lo Stato Unitario (dal russo: Союзное государство, spesso tradotto meno correttamente come Stato dell’Unione o simili) venne formalmente stabilito nel 1999, al culmine di una fase di intense trattative e di un riavvicinamento delle due repubbliche ex-sovietiche. Con la firma del trattato, sarebbero dovute essere stabilite delle vere e proprie istituzioni sovranazionali, ovvero un consiglio supremo come massima autorità, un consiglio dei ministri, un parlamento eletto fra i due paesi, e una corte di giustizia[1]. Tuttavia, nè il parlamento unitario nè la corte di giustizia furono mai effettivamente stabiliti[2].

Il passaggio dalla presidenza Jeltsin a quella di Putin segnò tuttavia una brusca battuta d’arresto per il progetto; addirittura i controlli doganali, aboliti come da trattato di fondazione, furono ristabiliti nel 2001 e fino al 2010, quando nel contesto della creazione della Comunità Economica Eurasiatica furono nuovamente aboliti[3]. I rapporti a volte tesi fra Bielorussia e Russia sono naturalmente dovuti anche alla natura dei rapporti economici fra i due paesi, essendo l’economia bielorussa spesso dipendente da importazioni di materie prime e idrocarburi a prezzi favorevoli dalla Russia. Si tratta di un rapporto che spesso irrita gli apparati moscoviti, che alle volte si aspetterebbero una maggiore collaborazione politica dagli omonimi bielorussi in virtù dei rapporti economici fra i due paesi.

A partire dalle insurrezioni nel Donbass e dall’annessione della Crimea nel 2014, l’approccio alle relazioni regionali di Lukašenko si è fatto più cauto, tentando di bilanciare i rapporti con la Russia con un relativo avvicinamento all’Occidente[4]; difatti, fu a Minsk che avvennero gli incontri che culminarono nella firma degli omonimi protocolli per la risoluzione del conflitto in Donbass, fra 2014 e 2015.

Nonostante ciò, nel 2018 il dibattito attorno ad una integrazione sempre maggiore dello Stato Unitario fu ravvivato dal già presidente e primo ministro russo Dimitrj Medvedev[5], che ripropose la creazione delle istituzioni ancora non operanti. In seguito, furono pubblicate delle bozze relative alla futura integrazione economica russo-bielorussa che furono aspramente criticate da Minsk[6]. Nel 2020, con la visita dell’allora segretario di stato statunitense Mike Pompeo a Minsk, la fronda bielorussa fece divenire pubblico il proprio malcontento verso la Russia. Nello stesso anno, tuttavia, la diffusissime proteste di piazza del popolo bielorusso a seguito della fraudolenta sesta rielezione di Lukašenko hanno reso evidente il minimo supporto di cui questi gode nel paese. Il Cremlino rispose in quell’occasione denunciando le principali figure dell’opposizione come marionette dell’Occidente, inviando peraltro consiglieri politici e giornalisti a coadiuvare l’entourage di Lukašenko[7]; furono inoltre messi in allerta alcuni reparti della polizia russa (pronti in caso ad intervenire in Bielorussia) e Putin concesse un nuovo prestito da 1 miliardo e mezzo di dollari[8], dando quindi un segnale trasversale ai quantomeno disillusi funzionari bielorussi, convinti in questo modo a continuare a seguire le indicazioni di Lukašenko[9].

 

Prospettive future

La posizione di Lukašenko nei confronti di Putin si è notevolmente indebolita negli ultimi due anni, portandolo quindi a fare diverse concessioni alla Federazione Russa. Alla fine del 2021, è stata pubblicata la dottrina militare dello Stato Unitario di Russia e Bielorussia. I contenuti principali riguardano l’identificazione della NATO come principale minaccia alla sicurezza, una maggiore integrazione militare russo-bielorussa includendo gli aspetti normativi sulla dispiegazione delle forze armate unite e la creazione di un gruppo di combattimento congiunto (peraltro attivato pochi giorni fa[10]), oltre alla coordinazione militare-industriale[11]. Inoltre vengono menzionate esplicitamente misure di guerra ibrida e informativa come strumenti per applicare pressioni su entità identificate come minaccia per lo Stato Unitario[12].

L’obiettivo sarebbe quindi una piena interoperabilità delle forze armate unite, e l’attacco delle forze armate russe entrate in Ucraina anche dal confine bielorusso ne è una evidente conseguenza, oltre alla disponibilità delle infrastrutture bielorusse per le forze aereospaziali russe. Inoltre, tramite un referendum, lo scorso febbraio si è revocato lo status di paese denuclearizzato della Bielorussia[13], rendendo quindi possibile il dispiegamento di armi nucleari tattiche e strategiche sul suo territorio.

Vi è inoltre la questione della “successione” di Lukašenko, che ormai da diversi anni ha cercato di proporre il figlio minore Nikolai, classe 2004, facendolo partecipare ad alcune funzioni pubbliche. Il completo sgretolamento del supporto per Lukašenko sembra ormai avere messo fuori discussione una eventualità del genere. La cosa è oltretutto aggravata dalla gestione cesarista/bonapartista dello stato bielorusso da parte di Lukašenko, ovvero accentrando completamente sulla sua persona ogni competenza, senza neanche affidarsi (come è invece il caso in altri paesi a guida autocratica) su un forum di funzionari e tecnocrati[14], i quali oltre a creare una base di supporto nella società e a coadiuvare nella gestione del potere, potrebbero anche far emergere personalità capaci, in caso, di succedere alla guida del paese. Ci sono segnali che gli apparati di sicurezza russi stanno tentando di infiltrare la società bielorussa in modo da poter contare su degli agitatori filorussi[15].

Ad ogni modo, la situazione bielorussa è difficile da prevedere[16]. La situazione economica attuale si sta rivelando essere un cataclisma per la già debole economia bielorussa; secondo la Banca Mondiale, le importazioni caleranno del 19% e le esportazioni del 14%[17]. Il precedente di Euromaidan sembra rendere improbabile un cambio di regime, che questo sia finanziato dall’Occidente o meno, vista la decisa reazione russa alle proteste dell’anno scorso. Se Minsk piange, Mosca non ride. Eppure Lukašenko continua ad essere una presenza ingombrante per la Russia di Putin; una figura senza ormai alcun ascendente sulla popolazione, assolutamente non intenzionata a implementare alcun tipo di riforma politica o economica.

Forse sta proprio nello Stato Unitario l’unica via che la Bielorussia potrebbe prendere nei prossimi anni; una via di graduale integrazione politico-economica, pronta a divenire una annessione dichiarata o effettiva non appena Lukašenko abbia esaurito la propria utilità per Mosca.

 

Orlando Miceli

 

L’autore, Orlando Miceli – Fiorentino, classe ’95. Baccalaureato in Politikwissenschaft all’universitá di Vienna, studia a Trento per divenire consulente politico, con focus su economia politica, geoeconomia e geopolitica. Privatamente si interessa di storia, filosofia politica, strategia e sistemi d’arma.

 

Note:

1 Polglase-Korostelev G. The Union State: a changing relationship between Belarus and Russia. In: Journal of the Belarusian State University. International Relations, 2, 2020: 38–46.
2 Ibidem.
3 Ibidem, pp. 39.
4 Ibidem, pp. 41.
5 Idem.
6 Ibidem, pp. 42.
7 Cfr. AA. VV. The protest movement in Belarus: resistance and repression. In: Strategic Comments, 27, 2, 2021, I-III.
8 Idem.
9 Idem.
10 https://www.brecorder.com/news/40203270
11 https://www.pism.pl/publications/new-military-doctrine-of-the-union-state-of-belarus-and-russia
12 Idem.
13 https://www.reuters.com/world/europe/launchpad-russias-assault-ukraine-belarus-holds-referendum-renounce-non-nuclear-2022-02-27/
14 Cfr. AA. VV. The protest movement in Belarus: resistance and repression. Cit.
15 https://jamestown.org/program/new-pro-russia-party-in-belarus-less-than-it-appears/
16 https://jamestown.org/program/belaruss-geopolitical-uncertainties-and-its-civilizational-choice/
17 https://jamestown.org/program/the-ailing-belarusian-economy-and-lukashenkas-plea-on-big-brothers-behalf/